domenica 21 ottobre 2012

John Williams: Stoner


John Williams scrive un incantevole romanzo sulla vita apparentemente desolata di William Stoner. Le origini umilissime, la fatica, la fame, l’infelice matrimonio ma anche la laurea e l’insegnamento sembrano le pagine di un uomo drammaticamente destinato all’oblio. Tutto sembra scorrere in modo inesorabilmente mediocre, nella monotonia di una biografia piatta, in una sorta di apatia del destino, nella quieta abitudine all’umiliazione.
Che John Williams riesca a tradurre tutto questo in un capolavoro è quasi un miracolo, di sensibilità e di stile. La scrittura pacata e densa riesce a sviscerare le pieghe della storia e dei personaggi, a trasformare in poesia lucida e accorata ogni passo, a trasmettere l’intensa energia della tristezza, della rassegnazione, del travaglio umano.
E, forse soprattutto, a indagare nel senso profondo dell’esistenza, nel patrimonio di radici e sentimenti, nelle logiche culturali e negli affanni morali. Tra miseria e virtù, ecco.
E’ bellissimo il sussulto sentimentale di Stoner con Katherine Driscoll. Ma ancor più lo sono i momenti autentici di libertà della dignità che, negli ultimi capitoli, sono molti e veementi. L’ insegnante “indefesso” William Stoner (come lo definivano i colleghi,a metà tra l’invidia e il disprezzo) <conosceva il mondo come pochi, nell’intimo della sua anima, in fondo alla sua memoria, restava il ricordo degli stenti, della fame, della sopportazione e del dolore>.
Era forte, William Stoner. E in punto di morte <la coscienza della sua identità lo colse con una forza improvvisa, e ne avvertì la potenza. Era se stesso, e sapeva cosa era stato>.
John Williams, Stoner, Fazi editore.

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