Per
rallegrarsi Mauro Corona recupera “barzellette letterarie”, storie antiche perdute
tra i boschi, nei paesi e nelle osterie di una montagna di personaggi, riti,
episodi e leggende. Vuole infilarne solo una triste.
In
verità ci consegna un cielo capovolto perché “forse la vera allegria è prendere
l’esistenza al contrario. Ridere a crepapelle là dove si dovrebbe piangere. Ma
questa la chiamano follia”.
La
realtà che Mauro Corona coglie ha origine da fallimenti, malinconie,
smarrimenti di “gente passata al buio del mondo in silenzio” eppure, con la sua
scrittura essenziale e ironica, proprio in questa trova un’umanità semplice e
leggera che vale la pena di narrare.
Attraverso
le storie di Don Chino, Rostapita, Clausura e Santamaria, Icio, Vipaco, Fulvio
e Carlo Santamaria, e tutti gli altri, Mauro Corona ci invita a ritrovare il
sorriso anche quando sembra impossibile…Con disincanto e intima partecipazione,
mescolati mirabilmente, lo stile di Corona rende letteratura la vita.
Ecco
che il confine tra tristezza e allegria imbizzarrisce.
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