Imi
è cresciuto in un orfanotrofio nel piccolo villaggio di Landor in Ungheria. Quando
arriva alla maggiore età realizza il suo sogno, si trasferisce a Londra e
inizia a lavorare alla Proper Coffee, una famosa catena di caffetterie. Imi è
schietto, ingenuo, entusiasta e le rigide regole del Manuale del caffè, come l’ordine
piramidale della grande azienda, gli sembrano opere di un genio. Illuminanti e
rassicuranti assai più del frenetico reticolo di strade londinesi. Vorrebbe
fare carriera e svolge con zelo e passione il suo lavoro. Con costanza riesce a
preparare un cappuccino sempre più delizioso, a svolgere le sue mansioni con
precisione, a trattare in modo impeccabile i clienti.
Purtroppo
la realtà londinese e quella della Proper Coffee non sono felici e candide come
lo sguardo di Imi e gli procureranno disagio e dolore. Ci vorranno però l’aiuto
del collega spagnolo Jordi e della saggia e generosa padrona di casa Lynne perché
Imi capisca l’impietosa strategia della Proper Coffee e la sottile crudeltà
della capitale londinese.
Quando
Imi perderà il lavoro a soccorrerlo ci sarà l’amico iraniano, il libraio
Morgan, che coinvolgerà addirittura il Nobel per la letteratura, l’anziana e
straordinaria Margaret.
Il
loro intervento risarcirà Imi in un finale ricco e strepitoso ma allora Imi
guarderà Londra con gli occhi lucidi della verità e della consapevolezza e
rimpiangerà Landor. Fuori da quello che solo all’apparenza è un mondo benevolo
e intelligente Imi maturerà il desiderio di tornare in quel villaggio di pace,
sincerità e semplicità.
Un
libro come La piramide del caffè meriterebbe ben altro riassunto e recensione.
Peraltro tutti gli orfani di Landor hanno una piccola storia degna di essere
letta. Le pagine intrecciano i personaggi e i destini di ciascuno e, per quanto
Imi sia il protagonista, tutti i personaggi hanno un significato e un valore
come tanti tasselli indispensabili per un perfetto mosaico. Euforie, pene,
emozioni si susseguono senza sosta in una narrazione limpida e affascinante che
cattura lo spirito.
Nicola
Lecca è un grande narratore e un grande osservatore della vita…La piramide del
caffè infatti spoglia Londra della superficie aperta, cosmopolita e ospitale
per svelarne gli aspetti più duri e misteriosi fino a quella “diplomazia” che
falsa le relazioni umane. Lecca scrive una fiaba contemporanea che affonda la
lama nell’ipocrisia della società dei consumi, nella solitudine, nel grande
mercato degli interessi economici.
Il
lavoro alla Proper coffee mortifica i lavoratori, i clienti, il senso della
vita. Metafora ideale per smascherare un triste baratro della nostra epoca.
Nonostante
i temi forti la trama e lo stile di Lecca sono frizzanti e scintillanti,
deliziosamente originali e decisamente irresistibili. L’atmosfera è sempre
sapientemente equilibrata: non indulge in toni cupi eppure non addolcisce
nulla.
Assolutamente
da leggere.
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