Nessuno
è indispensabile di Peppe Fiore è un capolavoro. L’affresco impietoso, feroce,
disarmante di un tessuto esistenziale slabbrato e dissanguato.
Insomma,
Nessuno è indispensabile, è un capolavoro di lucidità umana con lo spirito
dissacrante della commedia tragicomica. E’ un pugno nello stomaco, un uragano,
un urlo lacerante. Ferocemente ironico e dolcemente geniale. Schietto,
immediato, acuto e vertiginoso.
“I colleghi sono persone fino
a un certo punto. Per questo si chiamano risorse umane”. E finché a pronunciare la frase è il capo
del personale di una grande azienda saremmo portati a pensare a un libro
socio-culturale sulle condizioni di lavoro, magari addirittura indotti a
supporre un rigurgito di ribellione di fabbrica. Non perché una considerazione
del genere si possa accettare, è drammaticamente infelice, ma perché con buona
pace dello spirito la “collocheremmo” svuotandola un po’ di pathos. Insomma ci
indignerebbe ma non ci farebbe sprofondare nel baratro della disperazione.
Se
a questo però aggiungi la storia, la nevrosi da scrivania, il cinismo
collettivo e trasversale, i suicidi a catena, la dimensione ignota del dolore e
quell’intreccio di vite che scorrono una accanto all’altra tutti i giorni dal
mattino alla sera senza conoscersi veramente avverti tutta l’angoscia della
solitudine e il grottesco sgretolamento della dimensione umana, individuale e
di relazione.
Davanti
all’assenza di partecipazione alla tragedia, all’indifferenza, all’incapacità
di coglierla e di fermarsi per ritrovare se stessi al sindacalista Melogna
quello che fa schifo infatti è “la
totale, assoluta mancanza di misericordia di questa gente verso i proprio
simili”.
200
pagine così, veloci e graffianti, con prosa fluida e efficace. Uno spaccato
inquietante del nostro tempo. E una carrellata di personaggi spudoratamente e
tristemente realistici: Gervasini, Pigafetta, Sgueglia, Marchetti e colleghi
sono la personificazione della spaventosa deriva del nostro mondo.
E
per Peppe Fiore non c’è bisogno di enfasi, di toni ampollosi o angoscianti.
Anzi. La realtà, che osserva e racconta con grintoso disincanto, è talmente
lampante, desolante e crudele da non dover essere esasperata con le parole. Se
mai riesce, con qualche brillante colpo di coda, a farci pure sorridere,
sebbene amaramente.
Peppe
Fiore, Nessuno è indispensabile, Einaudi editore.
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