Un
romanzo che si legge d’un fiato. Complice il contesto ma merito anche dello
stile.
In
tempi di crisi economica e di dilaganti problemi di disoccupazione occorre pure
una chiave ironica per resistere, capire, interrogarsi, ribellarsi. O
semplicemente per leggere una storia.
L’umore
è nero, l’ansia è alle stelle e quasi si fatica a orientarsi tra rabbia,
desolazione, speranza. D’altra parte c’è anche tutta quella sospensione tra
realtà e ragioni, tra passato, presente e futuro, tra illusioni e errori, tra odiose
degenerazioni, umane miserie e buchi neri che ci ostinavamo a vedere pagine
bianche.
Marina
Morpurgo scrive Risorse disumane proprio con la velocità della quotidianità
improvvisamente travolta da un licenziamento. Tre impiegate catapultate fuori
dal mondo del lavoro possono superare vergogna e sconforto, trasformarsi anche
in killer, sognare almeno di regolare i conti con l’assenza di scrupoli del
manegement.
Il
racconto in verità, atrocemente se pur comicamente, svelerà che il lupo perde
il pelo ma non il vizio e che le logiche, ferree, della convenienza e del
profitto, valgono a qualsiasi latitudine…
Più
di questo non possiamo svelare, leggetelo! E’ il libro di una sera, piccolo,
scorrevole, graffiante, simpatico. Magari aiuta a sdrammatizzare.
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