Giuseppe
Culicchia si cimenta in un romanzo sulla donna moderna nella Milano “bene” con
ironia acuta che fa sorridere e riflettere. Con il gergo, la noia, il limite,
la patina, l’orrore di quel microcosmo di luoghi ormai comuni e francamente
asfittici Culicchia affonda la lama nella crisi di Gaia, la protagonista.
Tra
euforia e tragedia non mancano note sospese, speranze, aperture. Anzi. Proprio
scavando nella crisi di una realtà debordante e scialba si può in qualche modo
lasciar intravedere uno spiraglio di luce. E, comunque, smascherare la
menzogna.
Un
affondo in piena regola quello di Venere in metrò di Giuseppe Culicchia.
Nota di merito al titolo!
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